SCHERMI

Nel 1957 Mauri realizza lo Schermo. L’oggetto indica chiaramente la televisione e il cinematografo, segni della nostra società multimediale. Con gli schermi Mauri supera qualsiasi confessione ideologica. A differenza dell’industria dell’immagine, si mostra lo schermo vuoto, bianco (1957-1960), volto a rappresentare il luogo di ogni possibile proiezione, in cui non si estingue la scritta “The end”. Lo schermo è visto come una forma tangibile della memoria e della coscienza, e attraverso le proiezioni se ne individua il modo comune di leggere la realtà: ogni proiezione comporta una trama individuale, una coscienza non completa del reale, l’adozione di nuovi elementi del mondo. E’ la memoria a precedere la percettività, quindi l’uomo che guarda, proietta sulla realtà e modifica l’immagine interiore con il confronto con la realtà. Dalla rappresentazione uomo-mondo / schermo-proiettore nasce la comprensione del destino individuale, e dei suoi interlocutori o contraddittori temporali, la politica, la cultura, il caso... Quella di Mauri è un’operazione inversa all’invasivo mercato visivo del nuovo millennio, anche in questo densa di significato. Un’analisi ossessiva e senz’altro meticolosa, verificata dall’esperienza. Perché la storia è stata questa storia, si domanda Mauri. Perché, si chiede incessantemente Mauri, e restituisce dalle sue indagini razionali le ragioni molteplici dell’agire personale, individuando le altre componenti della vita, gli eventi comuni di un’epoca; la guerra, la fame, la morte, l’ideologia, la salvezza quasi casuale, la conclusione incerta, e la composizione di un significato, riguardato a distanza ravvicinata. (Dora Aceto)

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